La Biblioteca Labronica "Francesco Domenico Guerrazzi" ha avviato da alcuni anni un ampio progetto di recupero catalografico di tutti i suoi fondi antichi a stampa. All'interno di questo programma un attenzione particolare
è stata dedicata alla descrizione bibliografica delle edizioni livornesi antiche.
Sono state descritte circa 1600 monografie secondo gli standard SBN che sono andate a confluire nel catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale , ma al contempo è stato dato ampio spazio anche ad una puntuale descrizione
dell'esemplare.
Il presente catalogo descrive le opere stampate a Livorno a partire dal 1644, anno in cui Giovan Vincenzo Bonfigli pubblicò la Vita di Santa Verdiana, primo libro edito a Livorno, fino al 1830, che costituisce il limite cronologico
fissato convenzionalmente per il libro antico. E' durante il settecento che l'editoria livornese conosce la sua massima espansione ed in particolare nella seconda metà del secolo si rende protagonista di realizzazioni
editoriali che la pongono fra i più importanti centri tipografici italiani.
Dai torchi livornesi escono in quegli anni opere che si distinguono per bellezza e perfezione. Grazie anche al clima di particolare libertà che si respirava a Livorno era possibile, per gli stampatori che vi svolgevano la loro
attività, dar luogo ad importanti imprese, quali la stampa dell'Encyclopédie di Diderot e D'Alembert e la pubblicazione di Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria, una delle opere fondamentali dell'Illuminismo
italiano, che non sarebbe stato possibile realizzare altrove.
All'interno di questo catalogo si trova la produzione dei principali tipografi livornesi: dai più famosi come Marco Coltellini, Antonio Santini e Compagni ( sotto la cui insegna operavano in società anche Jacopo Valsisi e
Carlo Giorni ), Giovanni Tommaso Masi e suo figlio Glauco, Giovan Paolo Fantechi, Giovan Vincenzo Falorni ( stampatore che oltre a produrre belle edizioni in italiano si cimentò anche nella stampa in ebraico ), fino ai meno noti come
Francesco Calderoni, Lorenzo Faina e Matteo Strambi.
Un capitolo a parte è rappresentato dalla ricordata edizione dell'Encyclopédie, che si deve alla tenacia di Giuseppe Aubert, il quale insieme a Pier Gaetano Bicchierai, Filippo Gonnella e Michelangiolo Serafini,
fondò nel 1767 una società denominata Stamperia dell'Enciclopedia. Fra il 1770 e il 1778, grazie anche al favore del Granduca Pietro Leopoldo, videro così la luce i 33 volumi più i cinque di supplementi, che
costituiscono una delle imprese editoriali più importanti dell'epoca.
Nell'ottocento il numero delle tipografie livornesi aumenta considerevolmente e intorno al 1830 quelle che operavano in città erano circa 13.
Questa diffusione testimonia come l'arte tipografica rappresentasse per Livorno una attività economica, sociale e politica di grande rilevanza.
Fra le tante tipografie che operavano nei primi decenni del XIX secolo, se pur con risultati diversi dal punto di vista dell'eccellenza editoriale, spiccano la stamperia di Giuseppe Zecchini, che fece uscire molti dei drammi e commedie
teatrali che si rappresentavano a Livorno e la dinastia dei Vignozzi, che svolsero la loro attività per oltre sessanta anni, realizzando anche molte delle opere di Francesco Domenico Guerrazzi.