Comune di Livorno Biblioteca Labronica
 
14-18 Anni: Pedalando

Di giorno sapeva ottimizzare il tempo come nessuno di noi sapeva fare. Non seguiva le lezioni ma preparava gli esami a casa e sistematicamente raggiungeva risultati invidiabili per rendimento e costanza.
Si svegliava prestissimo la mattina e leggeva i quotidiani del giorno prima facendo colazione.
Si faceva velocemente una doccia bollente, dopo aver pulito e sistemato la stanza. Poi si metteva a studiare, sottolineava, scriveva, ripeteva ad alta voce, spesso si registrava per riascoltarsi e correggersi. All'una preparava qualcosa per il pranzo. Mangiava, lavava i piatti e ascoltando un po' di musica classica accendeva il suo personal computer per scrivere qualche breve racconto con il sigaro tra la labbra.
Per due ore ogni pomeriggio, ad orari non sempre uguali, faceva da balia al pargoletto di una vicina, una giovane mamma molto affascinante. Chiamava qualche amico, studiava ancora o leggeva qualche buon libro. A cena spesso andava ad un ristorante cinese sotto casa, altre volte comprava un po' di pizza. Cenava da solo o con qualche amico o amica recuperati con le telefonate del tardo pomeriggio. Tornava a casa non prima delle 22 e 30, faceva un'ora scarsa di pesi e poi...
Finalmente prendeva la sua bicicletta per visitare la città di notte. I suoi si fidavano di lui e daltraparte lui era riuscito ad essere meno dipendente, oltretutto era stimato da tutti per la carriera universitaria. Dormiva pochissimo, al massimo 4 ore a notte.
Sperava che non piovesse, ogni sera, per poter visitare altri luoghi, per poter conoscere altri strani personaggi notturni. Pedalava per tre o quattro ore e poi tornava a casa a dormire.
In alcuni periodi aveva fatto sport, in altri si era legato sentimentalmente a qualche ragazza magari non bellissima ma in gamba e misteriosamente affascinante. Ma riusciva a fare tutto ciò che per lui era ormai la sua vita.
Una sera si fermava a parlare con un viado, altre con una giovane prostituta. Aveva conosciuto dei lavavetri bosniaci, che dormivano sotto i portici del centro, con i cartoni di un paio di Telefunken per giaciglio.
Aveva intoppato un paio di personaggi che i cittadini chiamavano "i matti locali". Era riuscito a stringere amicizia con un tossicodipendente che per la quarta volta tentava di uscirne fuori.
E poi ragazzini scappati dai paesi vicini, coppie in fuga...

Testo di Maurizio Roveri

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