Comune di Livorno Biblioteca Labronica
 
14-18 Anni: La Macchina delle Realtà

Novecentosettantamila fili d'erba. Centoventicinque fiori. Quattordici differenti specie vegetali.

Il cervello di Harvey si riempiva suo malgrado di informazioni provenienti dal neuroserver di rete. Capiva, comprendeva, conosceva esattamente tutto ciò che di quel prato si presentava ai suoi sensi. Egli percepiva, il database centrale rimodellava la sua esperienza arricchendola dei dati scientifici di ogni molecola di ciò che esperiva, e poi sintetizzava la sua soggettività e i dati in una Nicchia.

Nicchia era l'unità minima di struttura, e di vendita, della migliore forma di realtà virtuale, la OmniPathic Immersion. Con una tuta ad immersione omnipatica chiunque avrebbe rivisto la Nicchia creata dai sensi di Harvey ed avrebbe potuto... viverla.

Una Nicchia era la sintesi perfetta di soggetto ed oggetto, di scienza esatta e percezione empatica: chiunque avrebbe odorato i fiori o calpestato l'erba, ma avrebbe anche potuto analizzare ogni singola molecola della Nicchia al microscopio e mutarla a piacimento, come il Dio di quella minuscola fetta di universo ricomposto.
Tutto questo sarebbe stato impossibile senza l'omnipatia e senza Harvey e quelli come lui. Ma Harvey sapeva bene che nessuno non lo avrebbe mai ringraziato...

L'Omnipatia era una tecnologia segreta. Quindi nessuno sapeva che esistevano dei veri e propri campi di concentramento in cui, come Harvey, decine di migliaia di schiavi erano legati per l'intera giornata alla neurorete, per produrre Nicchie di qualsiasi tipo.
Harvey resisteva da tre anni. Era stato, come al solito, una persona sfortunata: generalmente si moriva con il cervello bruciato entro un paio d'anni. Aveva prodotto già decine di Nicchie, che ora facevano bella mostra di sé nei negozi di ipertecnologia. Se avevi abbastanza soldi e la tuta ad immersione omnipatica, avresti potuto fare qualsiasi cosa stando nelle sensazioni di Harvey.

La Nicchia per la quale stava attualmente lavorando era un esperimento. Avevano scelto lui perché era il più esperto, suo malgrado. Lo avevano portato in un luogo fuori dai campi e dalle realtà ricostruite con l'ingegneria genetica. Lo avevano portato in un prato vero, come non ne aveva più visti esistere da quando era bambino.
Il dolore di dover cedere a sconosciuti l'emozione di calpestare erba vera era quasi superiore alla gioia di essere lì. Era un posto bellissimo.

Aveva registrato solo a livello inconscio quello strano oggetto lucido vicino ad una margherita.

Testo di Massimiliano Roveri

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