"Che faccia assurda!" disse alla sua stessa immagine riflessa nel piccolo specchio rettangolare e sporco
davanti a lui. Lo scompartimento si era vuotato, la coppia di tedeschi era scesa due stazioni prima. Sulla pelle marrone di un sedile c'erano ancora le due bottiglie di birra e le briciole dei loro panini sintetici.Si era svegliato per il rumore infernale dei freni di quell'Intercity e fu quella la prima cosa che disse appena si vide riflesso. Aveva sotto gli occhi le stesse valige che aveva sopra la testa. Ormai era quasi a casa, di ritorno, dopo tre mesi trascorsi in Australia. Ne era sempre rimasto affascinato: la lontananza, i canguri e il mito dell'acqua che nei lavandini faceva un vortice in senso
contrario rispetto a quelli europei. Altri ritorni erano stati caratterizzati da rapide immagini del viaggio appena concluso che tornavano alla mente. Ma stavolta no... Testo di Maurizio Roveri |