Johnny aprì gli occhi con grande cautela, quasi temesse la luce che già da molte ore era esplosa nella stanza. Cercò di alzare la
testa ma una fitta lancinante alle tempie lo convinse a restare dov'era, fermo immobile, con la bocca impastata e la lingua secca per la sbornia della sera prima.
Aveva trascorso una delle nottate più terrificanti di tutta la sua misera vita. Per lui, fallito scrittore di fantascienza, sogni di quel genere erano all'ordine del giorno ma quella notte aveva proprio
esagerato. Doveva farla finita con l'alcol e con le nuove droghe sintetiche, provocavano incubi veramente devastanti. "Il peggiore dei mondi possibili……"- pensò tra sé- "senza ombra di
dubbio, roba da spararsi…" In un mondo non troppo lontano l'uomo aveva a tal punto abusato dei servigi delle macchine da divenirne completamente succube. Ogni azione umana, anche la più stupida, era
regolata dalle macchine: bastava starsene comodamente seduti sulla propria poltrona e premere un pulsante. La macchina si preoccupava di fare la spesa, di svegliarti con il caffè, di insegnarti, di lavorare e persino di
fornirti le sostanze energetiche di cui avevi bisogno attraverso una sonda. Non era certo un bel modo di vivere anche se aveva indubbiamente dei vantaggi…..L'uomo era privato del potere di compiere qualsiasi scelta, era
la macchina a scegliere ed agire per lui. "Che schifo di mondo.."- disse Johnny, a bassa voce. Alzò una mano per premere il pulsante della luce che aveva sul comodino e...
Testo di Francesco Mencacci |