Comune di Livorno Biblioteca Labronica
 
Un'esperienza Internazionale

Nell'aprile del 1999 sono stato invitato, con Roberta Gandolfi, a un
seminario di teatro tenuto da Katarina Demcsak nell'ambito di un corso di
letteratura comparata presso l'universita' di Szeged, Ungheria.
Roberta era li' per fare delle lezioni serie: la nascita della regia
attraverso la storia di una famiglia, Ellen Therry e i suoi due celebri
figli, Edith e Gordon Craig.
Io ho preferito proporre qualcosa di meno accademico e che vedesse la
partecipazione degli studenti a un lavoro di improvvisazione; in
particolare volevo mostrare loro come l'improvvisazione e il gioco abbiano
dei punti in comune. Ovvero: non e' possibile una improvvisazione totale,
in assenza di regole, da una parte; dall'altra, non esiste gioco senza una
componente dinamica, cioe' in cui i giocatori non siano chiamati in ogni
momento a improvvisare.

Chiaramente, a parte questo, e' difficile dire che "giocare" e "recitare"
siano la stessa cosa. Anche se, probabilmente, in certi momenti della
storia della nostra cultura, lo sono stati; ne resta traccia nel lessico
inglese, francese e ungherese (e non solo), dove le due azioni si indicano
con un solo verbo: "to play", in inglese.
Si marcano pero', allo stato attuale, due grandi differenze, relative a due
discussi problemi teorici: il pubblico e il testo.

Cominciamo dal testo: il teatro si basa, spesso, sul testo. La nozione
stessa di testo e' stata pero' piu' volte messa in discussione, perche'
ambigua in questo contesto: se esiste un testo, sono le domande piu'
comuni, chi e' l'autore? E che ruolo ha l'attore? In che misura ne e' anche
lui autore? E il regista, il costumista, lo scenografo? E poi: un testo si
basa sulla nozione di ripetibilita'; cosa e' effettivamente ripetibile in
un'opera teatrale? Non andiamo a vederla proprio perche' unica? Non
sentiamo che gli attori "erano in serata"?
Un gioco, invece, non e' un testo. Se lo e', e' un testo aperto, in
divenire. Senza un finale previsto. In questo assomiglia di piu' all'idea
di "performance".

Il pubblico: nel gioco non c'e' un pubblico. O, se c'e', trasforma il gioco
stesso. Lo vediamo nel calcio, negli sport di massa, ecc. Diventa un gioco
terribilmente serio, ai limiti del 'gioco'; lo vediamo nel nostro
vocabolario quando diciamo cose come "gioco giocato" o "sport
professionistico".
Nel teatro, invece, e' fondamentale; tanto che risulta difficile (ma
possibile) prevedere un'azione teatrale senza pubblico.

Data questa premessa, mi sono appoggiato a un gioco di Luca Giuliano, "On
Stage!", che deve moltissimo al gioco di ruolo ma che si propone come
"sistema di improvvisazione teatrale". In particolare ho applicato il
metodo "
Vox Populi" sviluppato dall'associazione "Gli Ultimi Cavalieri".
Questo perche', brevemente, mi consentiva di aggirare i due problemi
relativi al "testo" e al "pubblico". Il testo viene infatti aggirato
attraverso una sapiente scelta dei personaggi. Apriamo un'altra parentesi:
La teoria del teatro, almeno quella tradizionale, deve tantissimo a un
famoso testo di Aristotele, la Poetica, in cui leggiamo:

"La tragedia in essenza non è l'imitazione di persone ma l'imitazione
dell'azione e della vita, della felicita' e del dolore. Ogni umana
felicita' e ogni umano dolore prendono la forma dell'azione; il fine per
cui viviamo e' un certo tipo di attivita', non una qualita'. E' il
carattere che ci fornisce le qualita', ma e' grazie alle nostre azioni - a
quello che facciamo - che possiamo dirci felici o il contrario. Cosi' in
una commedia gli attori non recitano per imitare i personaggi, bensi'
includono il personaggio per amore dell'azione. E' l'azione - e dunque la
Trama - che costituisce lo scopo e il fine della tragedia; e il fine in
ogni caso e in ogni dove e' l'elemento di maggiore importanza"

E poi oltre:

" Vogliamo dunque asserire che prima essenza della Tragedia, sua vita ed
anima se cosi' puo' dirsi, e' appunto la Trama; e i Personaggi vengono al
secondo posto."

Insomma: esistono, accanto all'azione, i personaggi, che le sono
subordinati. Il testo quindi viene "messo in atto" dai personaggi. Il gioco
di ruolo propone una prospettiva inversa, in cui i personaggi
"costruiscono" il testo. E' quello che succede in On Stage!: i personaggi,
scelti da un testo di partenza e di modello, andranno a costruire una
storia, piu' o meno diversa da quella di partenza.
Per potere essere dei personaggi svincolati dal testo, e potere orientare
le proprie azioni, hanno bisogno di obiettivi diversi e inseriti in una
struttura polemica, ossia in uno schema di possibili alleati e avversari.

Esistono molti esempi di questo tipo. I personaggi da me scelti si trovano
in un intersezione possibile fra due capolavori shakespeariani: Amleto e La
Tempesta. Sono infatti due testi che tematizzano molto bene il problema dei
personaggi e della liberta' di agire degli stessi (fra le altre cose).
Amleto e' condannato a una serie di ruoli (il principe, l'eroe, il suddito)
che rifiuta rifugiandosi nella pazzia. Prospero, nella tempesta, e' invece
un manovratore di personaggi altri, che li costringe al sonno o li forza in
situazioni che possano risolversi in conflitto (La Tempesta, fa notare
giustamente Luca Giuliano, e' l'antenato dell'idea di gioco di ruolo).

Per il pubblico, invece, ho scelto una strada che, a mio parere, necessita
di meno spiegazioni: il coinvolgimento. Quando il pubblico e' coinvolto (e'
questo e' un altro grande problema teorico) e' partecipe. Insomma, e' un
po' meno pubblico e un po' piu' giocatore. Un ottimo sistema per fare
giocare il pubblico e' proprio il Vox Populi.

Infine, proprio per la situazione contingente, ho affrontato un altro
problema, quello della traduzione. L'ungherese non e' certo una delle
lingue europee piu' amichevoli... quindi, giocando, abbiamo deciso che, per
comodita' del regista (io), la commedia sarebbe stata muta, mimica,
gestuale e fornita di una sonorita' priva di parole. Perche', nella cornice
del gioco, Prospero dormiva, e quando Prospero dorme, le parole si
fermano...

La versione ITALO-UNGHERESE della sceneggiatura per VOX POPULI

di Beniamino Sidoti
Ludologo, operatore, organizzatore della mostra internazionale "Lucca Comics & Games"

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